ODG approvato dal coordinamento nazionale

Il quadro internazionale sociale,politico ed economico con cui ci misuriamo è drammaticamente segnato dal precipitare della condizione materiale per milioni di lavoratori,lavoratrici, pensionati e giovani. Il crollo di salari e pensioni, la precarietà come condizione generale, la crescente disoccupazione, l'aumento della fatica imposta a chi lavora sono dati incontestabili, li a testimoniare che la crisi, lungi dall'essere finita come vorrebbe la propaganda di governo, continua a aggredire sempre di più. 

L’accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza e i progetti di manomissione della Costituzione del governo Renzi incarnano la stessa grave torsione autoritaria che pretende di sacrificare la democrazia dentro e fuori i luoghi di lavoro sull’altare delle politiche d’austerità, del debito pubblico, dei profitti e del mercato. Il governo Renzi si muove tra continuità e rottura.
Continuità sul terreno delle politiche economiche e sociali, dopo il goffo e vano tentativo di attenuare la rigida difesa dell’austerita’ della Merkel, dalle privatizzazioni al taglio della spesa pubblica e sociale sino alla ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro. Una continuità che lascia inalterata e aggrava la condizione sociale e che viene coperta da una politica degli annunci eretta ad arma di distrazione di massa. Mentre si muove in rottura totale con ogni mediazione sociale, sfruttando la crisi e la debolezza della rappresentanza organizzata, per cancellare ,insieme a liturgie e consuetudini , ogni vincolo all’imposizione unilaterale delle scelte del governo. Una deriva autoritaria che colpevolmente non trova alcun contrasto ne opposizione da parte della Cgil.
La vicenda Alitalia da questo punto di vista rappresenta esattamente il passaggio a questa nuova fase. Per la prima volta si impone un modello di ristrutturazione brutale, ipocritamente diviso in tre intese distinte, che esclude la cassa integrazione, licenzia collettivamente centinaia di lavoratori e lavoratrici e riduce le retribuzioni ai lavoratori salvati.
Le organizzazioni sindacali firmatarie si sono assunte la grave responsabilità di avere avallato tale modello davanti alle centinaia di dure vertenze per la difesa dell’occupazione,dei diritti e del patrimonio industriale che sono aperte nel paese. Chiediamo che la Cgil ritiri la firma dopo il mancato raggiugimento del quorum sul referendum che , sebbene chiesto per abrogare l’intesa, dimostra la mancanza del consenso dei lavoratori.
Il disastro sindacale Alitalia testimonia lo stato di profonda crisi del sindacalismo confederale e di base, in particolare della Cgil. Lo stato di paralisi dell’iniziativa,l’incapacità di costruire e praticare una linea di difesa degli interessi dei lavoratori davanti alla durezza della crisi, la distanza siderale con la condizione di chi si vorrebbe rappresentare, la sfiducia e la disaffezione crescente nei suoi confronti, l’irrilevanza davanti alle politiche del Governo Renzi sulla riforma della pubblica amministrazione, sulla scuola, il silenzio complice sulla deriva autoritaria, sono tutti segni di una profonda crisi della Cgil, dei suoi gruppi dirigenti.
Una crisi che nel breve periodo rischia di far implodere il piu grande sindacato italiano.
In questo quadro è necessario rilanciare la nostra iniziativa di radicale opposizione interna alla Cgil ma sopratutto di opposizione sul piano sociale. Vogliamo essere tra coloro che si organizzano per rilanciare il conflitto sociale, per portare anche nel nostro paese una contestazione di massa ai dettami della Ue, ai suoi trattati, alla complicità sindacale.
Chiediamo alla Cgil di rompere ogni indugio, ogni subordinazione nei confronti del governo e del disegno del padronato che pretende di cancellare i contratti nazionali e cio’ che resta delle tutele dal licenziamento e costruire una piattaforma insieme ai lavoratori e alle lavoratrci per arrivare allo sciopero generale come prima tappa di un conflitto a cui e’ necessario dare continuità e radicalità. Proponiamo a tutto il sindacalismo conflittuale, ai movimenti sociali, alle tante realtà che lavorano a forme di mobilitazione capaci di incrociare e intrecciare le diverse soggettività della nuova composizione di classe ,di costruire insieme e unificare le lotte in campo.
Occorre superare la ritualita’ di scadenze calate dall’alto che non riescono a unificare, consolidare e dare continuità alla mobilitazione. Cosi come crediamo necessario rilanciare le iniziative del contro semestre popolare a partire dalla costituzione di comitati territoriali. Salutiamo le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici della logistica che dalla granarolo all’ikea stanno li a testimoniare che c’è una larga disponibilità a mobilitarsi contro le ingustizie , per i diritti e il salario. E dimostrano anche che le lotte pagano.
Riaffermare il sindacalismo democratico e conflittuale e una pratica conseguente è possibile e necessario ma solo se si impedisce l’affermazione del sistema corporativo e autoritario definito dal Testo unico sulla rappresentanza.
Per queste ragioni il nostro dissenso, la nostra opposizione e disobbedienza al modello del 10 gennaio è totale e proseguirà nei prossimi mesi, dalle aule di tribunale alla pratica contrattuale quotidiana. Facciamo appello a tutto il mondo del lavoro, del lavoro negato, dei bisogni sociali preclusi, costruiamo insieme, oltre ogni idea di autosufficienza, un fronte ampio e plurale per un nuovo ciclo di lotte e di protagonismo sociale.

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