Fincantieri, azienda eversiva
Articolo di Sergio Bellavita
Avevamo già conosciuto la canea che si era scatenata contro la magistratura che all’Ilva di Taranto aveva osato sospendere le attività su questioni che riguardavano la salute, l’ambiente e la sicurezza. Sino all’intervento governativo che, in deroga all’ordinanza della magistratura, riapriva le produzioni bloccate. Un atto autoritario, in aperta violazione della distinzione dei diversi poteri dello stato, mai accaduto prima nella storia della Repubblica. Alla Fincantieri di Monfalcone va in scena lo stesso vergognoso copione. Nei giorni scorsi un’ordinanza del tribunale di Gorizia ha disposto il sequestro di quattro aree destinate alla cernita e allo stoccaggio di rifiuti prodotti da scarti di lavorazione. I servizi televisivi costruiti ad hoc per raccogliere la paura operaia sullo sfondo del piazzale e del cantiere deserto non sono altro che parte della stessa propaganda di regime orchestrata per tacciare la magistratura, ma per colpire chiunque osi interrompere le produzioni. Lo stesso Squinzi aveva denunciato nella sua relazione annuale all’assemblea di Confindustria quella manina anti impresa come uno dei problemi del nostro paese. Al padrone della Mapei non basta aver ottenuto la libertà quasi assoluta d’impresa nei confronti delle condizioni del lavoro, vogliono l’impunità sui reati ambientali, fiscali. Il lavoro e il profitto prima di tutto, ad ogni costo. Si comprende quando a dirlo è un ricco padrone che sfrutta uomini e ambiente. Per costoro ogni centesimo sottratto a salari, a investimenti in produzioni eco compatibili, alle bonifiche ambientali, al rispetto della legge è un centesimo in più di profitto. Molto meno quando è un operaio o un sindacato a dirlo. In una fase come questa di profonda reazione può tuttavia succedere che un’impresa riesca a raccogliere un consenso di massa alla sua politica eversiva, perché di questo stiamo parlando. La Fincantieri, un’impresa pubblica, ha ingaggiato un duro scontro con il sindacato allo scopo di lucrare sul peggioramento delle condizioni di lavoro sino a chiedere mezz’ora di lavoro gratis al giorno e microchip nelle scarpe per controllare a distanza i lavoratori. Oggi dopo l’ordinanza, chiude l’intero cantiere quando le aree interessate sono solo 4, allo scopo evidente di ricattare magistratura, governo, sindacati. Il parlamento italiano aveva votato che Ruby era a tutti gli effetti la figlia di Mubarak, non abbiamo dubbi che il consiglio dei ministri affermerà che i rifiuti tossici sono innocui, forse persino gradevoli. E’ la guerra, la guerra per il lavoro. Quanto siamo disposti a pagare pur di lavorare?

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