Mi lusingo di conoscere Oreste Scalzone

Editoriale di Sergio Bellavita

di Sergio Bellavita – Nel 1968 avevo un anno. Ciò non mi ha impedito di cercare di comprendere gli straordinari eventi di quegli anni. La grande rivolta, la riscossa operaia e la lunga stagione dei movimenti sociali che in Italia per un decennio ha costretto le classi dominanti a cedere pezzi non piccoli di potere e ricchezza. Se c’è qualcosa che tutti dovremmo affermare con certezza oggi è che siamo davanti alla vendetta violenta dei depredati di un tempo ai danni di chi aveva tentato l’assalto al cielo. E dovremmo dirci che parte enorme di chi si riempiva la bocca di grandi proclami su
democrazia e movimento operaio è passato armi e bagagli nei lidi più sereni e ricchi della nuova era. La storia dell’umanità procede a balzi grandiosi. Tra un salto e l’altro tutto refluisce in un pantano maleodorante che pretende di cancellare persino la memoria dei vinti e l’onore di chi ha combattuto una battaglia che avremmo potuto vincere.
Ho rispetto assoluto e ammirazione per chi non ha ceduto alle lusinghe dei palazzi del potere, a quella diffusa corruzione morale e politica ed ha continuato a stare sempre e solo da una parte.

Mi lusingo perciò di conoscere Oreste Scalzone. Forse Landini più che stringere le mani poco raccomandabili dei figli di papà a Santa Margherita ligure avrebbe potuto conoscere Oreste. C’è sempre tempo per farlo.

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